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venerdì 6 aprile 2012

Quando la giustizia è ingiusta


Tempo fa passai davanti alla Regione Lazie e ho visto un manifesto enorme con scritto “Salviamo i nostri marò”.
Nel mio amato parco qualcuno ha messo un manifesto “Riportiamo i nostri ragazzi a casa”.
Mi dà un po’ fastidio questo uso sentimentale e famigliare del termine "ragazzi", hanno 35 anni, sono soldati, sono armati, sono accusati di omicidio, forse chiamarli affettuosamente così è un po’ una forzatura, forse chi usa questo termine vuole fare leva sull’emozione?
Poi questo uso ossessivo del termine "nostri" ma nostri di chi?
Io, che in genere mi accollo, in quanto mamma chioccia, tutti i guai del mondo e mi schiero subito con una famiglia in difficoltà, che subisce un dramma ecc. in questo caso non mi viene proprio.
C’è qualcosa che non mi torna.
Purtroppo ci sono decine di italiani sequestrati all’estero di cui si parla pochissimo, di cui non si sa nulla. Di italiani che si trovano in zone difficili per lavoro (come i marò) o per fare volontariato.

Ad esempio di Franco Lamolinara non ne avevo mai sentito parlare se non al momento dell’uccisione ed era stato rapito ben un anno fa..
E pochissimo si parla di Rossella Urru rapita ormai 6 mesi fa.
Chissà quanti altri ce ne sono, rapiti o in qualche carcere di un paese remoto, fantasmi senza nome che non hanno l’onore di vedere i loro volti fotografati e riportati su migliaia di manifesti con appelli per la liberazione.
Io mi sento più solidale e vicina a questi “ragazzi” che non ai marò.
Mi dà fastidio che la Regione, che dovrebbe rappresentare anche me, metta un manifesto per sollecitare la loro liberazione, se proprio lo dobbiamo mettere, mettiamolo anche per tutti gli altri.
Metterlo per farlo vedere a quelli che passano sulla Colombo non so che senso abbia se non per alimentare sentimenti banalotti e finto-patriottici.
Le stesse dichiarazioni dei Marò:"Siamo italiani, ci comportiamo da italiani" mi danno la stessa sensazione, a me vengono in mente solo cose negative, che significa comportarsi da Italiani?
Che il senso di patria, nazione viene ricordato solo durante le partite di calcio e non come le parole dell'inno ma come mano sul cuore e "Parapapapapapà".
Mi sembra stiano buttando lì frasi ad effetto o parodiando la frase detta da Fabrizio Quattrocchi giustiziato da Al Jazeera che disse:"“Vi faccio vedere come muore un italiano“ ma le circostanze mi sembrano completamente diverse.
Non mi piace il fatto di considerare la giustizia indiana inadeguata “Abbiamo due italiani con le stellette nelle mani di una giustizia di cui non ci fidiamo” dice Frattini considerando l'India un paese che non ha alcuna competenza nel giudicare un episodio accaduto in acque internazionali.
Ah ecco evidentemente sono le stellette che fanno la differenza fra italiani di serie a e b.
L’unico pensiero è di riportarli in Italia e farli giudicare qui e che per il momento lì siano trattati bene e che ricevano cibo italiano. (!?)

Non ero presente quando è successo il fattaccio dei marò e non posso sapere se sono stati davvero loro o no a sparare sui pescatori scambiati per pirati ma tutta la strumentalizzazione della notizia mi irrita.


Non so nulla sul sistema carcerario e giudiziario indiano ma qualcosa sul nostro lo so.

So che ci sono carceri sovraffollate, dove non si punta al recupero del detenuto, al suo reinserimento nella società ma anzi vengono lasciati per anni a non fare nulla, a bighellonare in spazi angusti e fatiscenti, a contare i giorni che mancano, ad incattivirsi contro uno Stato e a pensare solo al modo per fotterlo nuovamente.
So che dall’inizio dell’anno ci sono stati 16 suicidi e in totale ci sono state 48 morti per malattia, overdose o cause non accertate.
So che ci sono casi di scabbia e altre malattie infettive dovute alle condizioni pietose in cui sono tenuti.

Conosco e conosciamo tutti la storia di Stefano Cucchi, poi ci sono forse quelle meno note di Federico Aldrovandi, uno studente di Ferrara di 18 anni morto dopo essere stato fermato dalla polizia, Giuseppe Uva di Varese morto in ospedale dopo aver passato diverse ore nella caserma dei carabinieri da cui era stato fermato per ubriachezza molesta. 

Le condizioni di vita nelle prigioni italiane sono regolamentate da una legge che recita: «Il trattamento penitenziario deve essere conforme a umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona. Il trattamento è improntato ad assoluta imparzialità, senza discriminazioni in ordine a nazionalità, razza e condizioni economiche e sociali, a opinioni politiche e a credenze religiose». 

Ma davvero l’India è così lontana?

ps avrei voluto mettere una foto di questi (ora sì che è appropriato) ragazzi, vittime di una giustizia malata ma cercando si trovano anche le foto orribili delle autopsie e visto che già solo scrivendo di loro mi è venuto un voltastomaco niente male forse è più giusto dedicargli semplicemente un nastro giallo.

Il nastro giallo è un simbolo che indica l'attesa di un amore partito, lontano.
Loro non torneranno mai più purtroppo ma sono quanto di più lontano vedo dal mio ideale di giustizia.

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