pubbli larga

giovedì 11 ottobre 2012

NotEataly

Premesso che sarò impopolare, rischierò il linciaggio e un conseguente crollo verticale dei visitors del mio Blog ma io la mia la devo dire.
D'altra parte il fatto di essere panzer (panzamunita o più semplicemente panza) ha il gran pregio di consentirti di dire quello che ti pare tanto gli altri non ti daranno addosso più di tanto, al massimo daranno la colpa agli ormoni, alle tempeste che stanno trasformando il tuo corpo in quello di un Barbapapà obeso.
Andarti contro è amorale e sarebbe visto dall'opinione pubblica come sparare sulla Croce Rossa o forse anche peggio essendo tu ora un bersaglio bello grosso e quindi ancor più facile da centrare.

Tutti ne parlano bene di 'sto Eataly, tutti ci sono andati, non si parla d'altro, ci fosse uno che ne dice male.




Io, che evidentemente la gravidanza mi fa un baffo e la mia sensibilità è rimasta sempre quella di un caimano semilavorato in forma di pochette da signora, vi dirò...

a me 'sto Eataly non me dice gnente.

Innanzitutto il nome non mi piace: è impronunciabile, inscrivibile (non nel senso che può essere inscritto in una circonferenza ma che non si riesce proprio a scrivere) sono più volte che ricorro a Google per sapere come diamine si scrive.
Poi molto più semplicemente: vuoi fare una cosa che esalta i prodotti italiani? E chiamalo in italiano santinumi! Ci sarebbero tanti nomi in italiano, altrettanto divertenti o con cui fare degli altrettanto simpatici giochi di parole. Che ne so? MagnAmo...la butto lì.  O sennò potevano fare ricorso al latino ma l'uso di termini inglesi potevano evitarlo.
Si ricordano della lingua italiana nel momento peggiore e i bagni li indicano come "Gabinetti" che solo il termine mi fa venire il voltastomaco, ma non era meglio a questo punto "Bagni"?

E veniamo al luogo (o alla location bleah): l'Air Terminal Ostiense lasciato all'abbandono per anni, poi diventato rifugio di senza tetto e ora questa nuova destinazione.
Bel posto però, molto luminoso, tante vetrate.
All'interno domina il bianco, il metallo e mattonelle bianche dappertutto.
Mm dice perchè dà il senso dell'igiene, della cucina. Sarà ma a me ricorda una stanza della macellazione per non dire una camera mortuaria.


Poi c'è il mercatino dove trovi tutti prodotti sfiziosi di varietà e prezzo, tanto che ti viene il dubbio che sia indicato in carati. Cose normali non ne trovi, tutte originali, il battuto di cipolle di Tropea essiccate a sud con olive taggiasche de mi' nonna che l'ha lavorato senza mai essersi lavata le mani...

Noi eravamo già stati a quello di Genova che ha una collocazione che mi piace un sacco: nel porto antico che sta diventando veramente bello tutto ristrutturato e riconvertito come si deve.
Questo dovrebbe essere molto più grande e più fico ma a me non ha dato questa sensazione anzi arrivando all'ultimo piano mi sono chiesta "Bè tutto qui?".

Insomma non sono stata colta dalla sindrome di Stendhal visitandolo.

E veniamo alla parte fondamentale: bello, bello tutto ma quando se magna?

Non ho mangiato ai ristoranti ma ci siamo limitati a un aperitivo spilluzzicando un po' di qua e di là, assaggiando un piatto di salumi e formaggi, la focaccia e la piadina, annaffiato da un succo di frutta (niente alcolici oh che volete!?).
La mia opinione è niente di che, anzi di tutto quello che ho assaggiato salvo la piadina e proprio il succo di frutta.
Per il resto niente di esaltante.
Forse uno dovrebbe assaporare il cibo con gli occhi chiusi non facendosi ingannare dalla scritta "Prodotto con pasta madre di 15 anni" o non badando alla mega-costruzione in cui si trova.
Io mi aspettavo sapori sublimi, che ti rimangono impressi, per cui dici "Ah vale davvero la pena aver speso 'sta cifra per due pezzetti di focaccia".
In sostanza mi sembra un bell'involucro esterno ma con poca sostanza all'interno.

Non boccio tutto... salvo qualche perla che probabilmente in pochi hanno notato.

Al banco del pesce c'è un cartello che dice che hanno tolto l'eliminacode, perchè loro non vogliono che il cliente sia un numero ma una persona e vogliono guardarla negli occhi.
Che non c'è bisogno che qualcuno ti dica a chi tocca ma tutto può essere regolato dalla cortesia ed educazione fra le persone.
Questo bel e inatteso concetto mi ha dato parecchio da pensare, almeno per la successiva mezz'ora.
Ormai siamo talmente tanto abituati all'eliminacode da cercarlo anche quando non c'è.
E questo bel concetto di non essere numero ma che siamo persone e non abbiamo bisogno di una macchina che ci dica a chi tocca mi fa pensare al decadimento dei tempi, della moralità comune ecc.
 se ora c'è bisogno di regolare la fila, di mettere dei cartelli per ricordare di dare precedenza a chi ne ha più necessità...cose ovvie, semplici, scontate.
Mi chiedo dove andremo a finire?
Avremo cartelli con scritto "Non uccidere il vicino" "Pensa prima di parlare" "Non sputare dalla finestra". 

Un altro dettaglio non trascurabile è la presenza di un bel pianoforte a coda fra i vari stand, con un cartello "Se sai suonare accomodati e suona".
In genere siamo abituati a leggere cartelli di divieto nei negozi, solo Ikea ci ha dato finalmente la libertà di provare i mobili, girovagare liberamente, sedersi sui divani, sdraiarsi sui letti in esposizione.
E qui addirittura ti fanno suonare... non mi piace la specifica "Se sai suonare", chi è che lo stabilisce non ho capito. Forse c'è Allevi mimetizzato fra i cespi di insalata riccia che fa i provini e dà i voti.







Nessun commento:

Posta un commento